
Prelevare contanti al bancomat mentre si viaggia all’estero può sembrare una soluzione pratica e immediata per disporre di denaro locale. Tuttavia, dietro questa operazione apparentemente semplice si nascondono una serie di commissioni e costi aggiuntivi che possono incidere significativamente sul budget del viaggio o su quello aziendale, soprattutto per chi si trova spesso a viaggiare per affari. In questo articolo analizzeremo le principali commissioni nascoste legate ai prelievi all’estero, illustreremo come riconoscerle e forniremo consigli pratici per evitarle o ridurle al minimo.
Le principali commissioni sui prelievi all’estero
Quando si effettua un prelievo presso un bancomat all’estero, si possono incontrare diverse tipologie di commissioni. La prima, e più evidente, è la commissione applicata dalla propria banca per il prelievo fuori dal circuito nazionale. Questa può essere una cifra fissa per ogni operazione, una percentuale sull’importo prelevato, oppure una combinazione di entrambe. Ad esempio, molte banche italiane applicano una commissione che varia dai 2 ai 5 euro a prelievo, più una percentuale che può arrivare anche al 2-3% dell’importo.

Oltre alla commissione della propria banca, spesso si aggiunge quella dell’istituto bancario proprietario del bancomat utilizzato all’estero. Questa tassa, chiamata “surcharge fee” o “access fee”, può essere applicata direttamente dalla banca straniera e visualizzata sullo schermo prima di confermare l’operazione. Non tutte le banche estere la applicano, ma è bene fare attenzione e leggere attentamente le informazioni fornite dal bancomat prima di procedere.
Infine, non bisogna dimenticare il tasso di cambio utilizzato per la conversione della valuta. Le banche e i circuiti internazionali (Visa, Mastercard, ecc.) applicano spesso un tasso di cambio meno favorevole rispetto a quello ufficiale di mercato, aggiungendo un ulteriore margine di guadagno sulla transazione. Questo costo è meno trasparente e spesso passa inosservato, ma può incidere anche per l’1-2% sull’importo prelevato.
Le commissioni nascoste: cosa sono e come riconoscerle
Molti viaggiatori si concentrano solo sulla commissione visibile della propria banca, trascurando invece una serie di costi nascosti che rendono il prelievo all’estero più oneroso di quanto sembri. Le commissioni nascoste si celano principalmente nella scelta del tasso di cambio e nei costi di conversione applicati dal bancomat o dalla banca estera.

Una delle pratiche più comuni è la cosiddetta “Dynamic Currency Conversion” (DCC), ovvero la conversione dinamica della valuta. Quando si inserisce la carta in un bancomat all’estero, spesso viene chiesto se si desidera effettuare il prelievo nella valuta locale o nella propria valuta (ad esempio euro). Scegliendo di prelevare in euro, il bancomat applicherà un proprio tasso di cambio, generalmente molto sfavorevole, rispetto a quello che applicherebbe il circuito internazionale se si scegliesse la valuta locale. Questa differenza può arrivare anche al 5-6% dell’importo prelevato, rappresentando una vera e propria commissione occulta.
Un’altra commissione nascosta può essere quella relativa ai limiti di prelievo. Alcune banche applicano costi aggiuntivi se si supera una certa soglia mensile di prelievi all’estero, oppure se si prelevano importi elevati in un’unica operazione. Questi dettagli sono spesso riportati nei fogli informativi delle carte, ma non sempre sono chiari o facilmente reperibili per il cliente.
Come evitare o ridurre le commissioni sui prelievi all’estero
Fortunatamente, esistono diverse strategie per evitare o almeno ridurre sensibilmente le commissioni sui prelievi all’estero. La prima regola è informarsi in anticipo: prima di partire, consultare il sito della propria banca o contattare il servizio clienti per conoscere le condizioni applicate ai prelievi internazionali. Alcune banche offrono carte specifiche per i viaggiatori o conti correnti con prelievi illimitati e gratuiti all’estero, spesso a fronte di un canone mensile leggermente superiore.

Un altro consiglio utile è quello di prelevare sempre nella valuta locale del paese in cui ci si trova, evitando la conversione dinamica in euro proposta dal bancomat. In questo modo, il tasso di cambio applicato sarà quello del circuito internazionale, generalmente più vantaggioso rispetto a quello offerto dal bancomat estero.
Valutare l’utilizzo di carte prepagate o carte fintech è un’ulteriore soluzione. Molte società fintech, come Revolut, N26 o Wise, offrono carte con commissioni di prelievo molto basse o addirittura nulle all’estero, oltre a tassi di cambio molto vicini a quelli di mercato. Queste carte possono essere ricaricate facilmente tramite app e utilizzate sia per prelevare contanti che per pagare direttamente nei negozi, riducendo la necessità di contanti e quindi di prelievi.
Consigli pratici per chi viaggia per affari
Per i professionisti e i manager che viaggiano frequentemente per lavoro, la gestione dei prelievi all’estero diventa una questione non solo di risparmio personale, ma anche di ottimizzazione delle spese aziendali. Una delle migliori strategie è adottare carte aziendali dedicate ai viaggi internazionali, scegliendo prodotti bancari che prevedano commissioni agevolate o la possibilità di accumulare punti e cashback sulle spese effettuate all’estero.

È inoltre consigliabile pianificare i prelievi, evitando di effettuare molte operazioni di piccolo importo che comportano commissioni fisse ogni volta. Meglio prelevare importi più consistenti in un’unica soluzione, sempre valutando i limiti di sicurezza e le normative locali. In alcuni paesi, infatti, è sconsigliato portare con sé grandi quantità di contanti per motivi di sicurezza personale.
Infine, è importante conservare tutte le ricevute dei prelievi e monitorare con attenzione i movimenti del conto corrente durante e dopo il viaggio. In caso di addebiti sospetti o commissioni non chiare, è bene contattare tempestivamente la propria banca per chiedere chiarimenti e, se necessario, contestare l’addebito.